Angela Domenici, una ‘Digital Nomad’ nel mondo del Licensing

Digital Nomads – Nomadi Digitali – sono definiti quei professionisti, impegnati in attività di vario genere, che lavorano ovunque, in qualunque luogo del mondo, sfruttando le opportunità offerte dalla tecnologia.

Un computer connesso con la Rete, uno smartphone, i sistemi di pagamento elettronico e le applicazioni che permettono di coniugare mobilità e attività professionale. Nella società attuale i Digital Nomads rappresentano un nuovo modello di lavoro, flessibile, che sta a poco a poco affiancando il tradizionale schema lavorativo basato sulla presenza fissa in ufficio e alla scrivania secondo orari fissi.

In Italia il fenomeno non è ancora particolarmente sviluppato, al contrario, è piuttosto diffuso in Australia, Regno Unito, Canada, Stati Uniti e nel Nord Europa.

Licensing Italia ha intervistato Angela Domenici, Art Director e Consulente creativa, una pioniera tra i Digital Nomads con oltre vent’anni di esperienza nel mondo del Licensing (https://www.licensingitalia.it/fornitore-servizio/angela-domenici/).

L.I. Quale è stata la motivazione principale che l’ha portata molti anni fa a una scelta così innovativa?

A.D. In realtà è una situazione che si è trasformata organicamente senza il mio controllo ed è cominciata con una storia d’amore.

La mia unica scelta consapevole fu quella di chiudere il mio studio di allora, Lapislapis. Dopo quindici anni a servizio del mondo della musica -realizzando copertine di dischi – consulenze creative nel mondo dell’Entertainment e dei Consumer Products, decisi di trasferirmi Down Under con il mio compagno neozelandese. L’unica cosa di cui ero certa era di non poter portare con me il mio lavoro e la mia clientela, immaginavo così di dover ricominciare da zero nel nuovo mondo.

Non fu facile, mi fecero entrare in Australia riconoscendomi un Distinguish Talent Visa per la qualità del mio lavoro, ma trovai molta resistenza nelle persone locali, che mi vivevano come freelance troppo qualificata. Credo che fosse più un problema di particolarità del lavoro. Collaboravo da anni con i global creative team di Disney, Mattel, Panini, Ferrari: nel mio portfolio apparivano grossi nomi di aziende dell’Entertainment, e questi due elementi insieme contribuivano a intimorirli. C’è da aggiungere che pochi progetti globali partivano e partono tutto’ora dall’Australia, quindi la nicchia si restrinse di molto.

Dopo qualche tempo, finii con l’accettare la proposta dei miei vecchi clienti di continuare le mie consulenze su progetti speciali, e più su lunga scadenza anziché day-to-day. Tralasciai così la ricerca delle possibilità locali e mi concentrai sull’estero. Negli anni, i progetti e i clienti sono diventati sempre più numerosi, la tecnologia ha fatto passi da gigante, rendendo ormai facilissimo quello che prima doveva essere gestito solo con email e telefono fisso. È così che sono diventata una Digital Nomad, nome che oggi identifica quanti lavorano con questa modalità; sono invidiati da tutti e sono il nuovo trend; prima anche io ero solo ‘una-che-lavorava-da-molto-lontano’. Quello che mi piace sapere è che sono riuscita a trasformare una limitazione in un punto di forza. Non è forse questa la base della creatività?

L.I. Cosa significa per lei essere una nomade digitale?

A.D. ‘Freedom’ è la parola che mi viene in mente. Ho la libertà di vivere e lavorare in qualsiasi parte del mondo. L’unica cosa che mi serve è una buona connessione internet. Negli anni ho lavorato dalla Nuova Zelanda, dalle isole del Pacifico, dalla giungla di Bali, dall’Australia, e l’unica cosa che importa ai miei clienti è che io sia raggiungibile via mail per il primo brief. Quando sanno in quale time zone mi trovo, il resto viene gestito via Skype, WhatsApp, Slack, Dropbox eccetera. Se il progetto lo richiede, sono sempre pronta a salire in aereo per un meeting di persona.

Una o due volte all’anno passo regolarmente a trovarli per avere un update sui nuovi progetti e verificare in maniera diretta quello che succede da questa parte del mondo.

Un altro vantaggio è quello di non essere più definita dai confini geografici. Posso scegliere di collaborare con qualsiasi cliente in qualsiasi parte del mondo; la tecnologia lo permette, l’unico limite è la resistenza al cambiamento di noi umani che facciamo fatica a lasciare le vecchie abitudini.  

L.I. Quali solo i pro e i contro di questo modello di lavoro?

A.D. Oltre ai vantaggi elencati sopra, il mio team di lavoro può risiedere ovunque, io mi avvalgo della collaborazione di competenti professionisti freelance sparsi nelle più disparate località.

A seconda delle esigenze del cliente e del budget, organizzo il team, che a sua volta ha la possibilità di collaborare a progetti global senza muoversi da casa.

Di recente abbiamo concluso una collaborazione con un Theme Park appena aperto tra Dubai e Abu Dhabi, Motiongate, dove abbiamo fornito quasi un chilometro di illustrazioni alte 20 metri per tutta l’area dedicata alla Dreamworks e ai suoi film. Progetto nato a Dubai, supervisionato dalla Dreamworks Americana, gestito dall’Australia, stampato a Shariah (l’emirato di fianco a Dubai); e i ragazzi del team hanno potuto partecipare al lavoro senza muoversi dalle loro scrivanie rispettivamente in Toscana, Lombardia e Sardegna. Incredibile, no?

Come lato negativo, devo dire che ovviamente viene a mancare il lato umano del contatto giornaliero, il brainstorming tutti insieme intorno a un tavolo, gli scambi di idee, e i meeting avvengono per di più attraverso uno schermo. Sono limitata dalle differenze di orario, di giornate lavorative e festività che variano da Paese a Paese. Spesso lavoro dopo cena, la mattina presto, di domenica, insomma non ci sono più orari definiti, e finisco con l’essere sempre connessa e a disposizione. Questo ha un vantaggio per il cliente: io lavoro quando lui dorme. Se è urgente, ci parliamo la sera e lui trova il lavoro finito nella sua mail la mattina successiva.

L.I. Passando più propriamente al mondo del Licensing, quali sono i servizi più richiesti? Lavora maggiormente con i Licensor o con i Licensee?

A.D. Forse è un caso, ma ultimamente mi è capitato di fare più sviluppo di style guide o ricerche creative e di trends, anziché sviluppo prodotto, e qui il contatto è con il Licensor. Molte volte è quest’ultimo che suggerisce al Licensee di avvalersi del servizio creativo mio e del team per poter sfruttare la conoscenza approfondita delle property che magari già abbiamo. Comunque, svolgendo questa professione da quasi trent’anni, ho lavorato a tutti i livelli, soddisfacendo le esigenze sia dei Licensor che dei Licensee.

L.I. Qual è l’ultimo progetto licensing sul quale ha lavorato?

A.D. L’ultimo consegnato è una ricca style guide per una property di produzione araba di nome Siraj. È una property di animazione per bambini in età scolare, fortemente educazionale, commissionata dalla Qatar Foundation, un’organizzazione semi privata non-profit fondata dall’Emir Sheikh Hamad bin Khalifa Al Tani e sua moglie Moza bint Nasser.

Creazione e disegni sono fatti a Dubai da un famoso studio di produzione del luogo, la realizzazione in CGI a Singapore. La style guide l’ho gestita io con una preziosissima collaboratrice sarda. 

Il progetto precedente è stato la nuova Licensing Style Guide dell’AC Milan 2017, consegnata pochi giorni prima della vendita del club ai cinesi.

L.I. Quale pensa che sia il valore aggiunto che un Digital Nomad può offrire ai clienti che operano nel Licensing?

A.D. Un vantaggio da non sottovalutare per chi fa il mio lavoro è quello di poter osservare e conoscere ciò che esiste nei vari mercati e Paesi del mondo, quali sono le mode, i differenti trends, cosa fanno i ragazzi australiani rispetto a quelli asiatici o europei.

E, naturalmente, più conosci, più facilmente la creatività sviluppa connessioni che altrimenti non nascerebbero. Una visione più globale di quello che succede nel mondo e nei vari settori di competenza è sicuramente un grosso plus per il committente, che spesso chiede notizie o addirittura report di mode e abitudini locali.

Trovo che non sempre la globalizzazione abbia portato buoni frutti anche nel caso del licensing, come dice Seth Godin: Trying to please everyone a little is a great way to please most people not at all”, ma nel caso del mio lavoro come Digital Nomad credo siano più i vantaggi che gli svantaggi.

 

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