Consumi e stili di vita degli italiani secondo il rapporto COOP 2022

L’incertezza sul futuro è tale da dividere le opinioni dei manager intervistati all’interno della survey “An Unexpected New World”, condotta ad agosto 2022 dall’Ufficio Studi Coop in collaborazione con Nomisma

Sul fronte climatico non c’è ancora piena consapevolezza da parte degli italiani sulla gravità del tema: solo il 56% è convinto che il cambiamento climatico sia un problema grave e debba avere la massima priorità di intervento.

Ancora più da soppesare è la sfiducia riscontrata sugli obiettivi prefissati dagli organi politici per contrastare la crisi climatica, con il 72% degli italiani che non crede nell’efficacia delle azioni programmate.
Nel 2022 i prezzi mondiali delle materie prime agricole hanno raggiunto i livelli più alti di sempre e Russia ed Ucraina sono tra i principali esportatori mondiali di cereali da cui dipende la sicurezza alimentare di molti Paesi africani ed euro-asiatici.

La scarsità di risorse nel mondo preoccupa anche i manager italiani, secondo i quali tra gli effetti globali della scarsità di risorse nei prossimi 5 anni vi saranno soprattutto le tensioni geopolitiche e i conflitti sociali (76%) che potrebbero prevalere sul dialogo tra i diversi Paesi alla ricerca di soluzioni condivise (8%).
Ciò che di buono ha causato l’invasione russa, se così si può dire per assurdo, è una maggiore sensibilizzazione sul tema migrazioni rispetto al passato. Da un’indagine Ipsos, risulta che il 40% degli intervistati si è mobilitato nell’ultimo anno a favore dei rifugiati. E tra questi più di uno su cinque ha agito concretamente con donazioni in denaro. Ma il dato più rinfrancante di tutti è che quasi l’80% dei rispondenti ritiene giusto che i rifugiati trovino asilo in altri paesi, quota in forte aumento rispetto a un anno fa (+8%). Quale sia la nuova sensibilità dell’Occidente, lo spostamento di intere popolazioni da un continente all’altro rimane un tema da affrontare sia in termini di accoglienza che in termini di prevenzione.
Secondo i manager italiani (“2022 Uncertain Time – Executive Survey”, maggio 2022) il conflitto Russia-Ucraina agevolerà l’integrazione dell’Unione europea attraverso lo sviluppo di un Piano per la sicurezza/difesa europea (71% dei manager), seguito dalla concessione di un ruolo più centrale alle istituzioni comunitarie e dal crescente senso di appartenenza degli europei (selezionate da circa 4 manager su 10). Rimane comunque un timore diffuso sugli effetti del conflitto, con 3 manager su 4 convinti che la guerra in Ucraina, avrà un impatto maggiore sull’Europa rispetto alla pandemia, e con solo 1/3 dei manager che ritiene che dall’esperienza congiunta di pandemia e guerra, il progetto dell’Unione europea ne uscirà rafforzato.
Sul fronte della politica interna le preoccupazioni dei manager italiani, intervistati prima della tornata elettorale e della vittoria della coalizione di centro destra, si concentrano in particolare sull’eventualità che il nuovo governo formatosi dalle ultime elezioni non sia in grado di assicurare una stabilità politica e istituzionale al nostro paese (48% degli intervistati) e che questo possa comportare ritardi nell’attuazione dei progetti contenuti nel Pnrr (36%), la cui piena realizzazione viene considerata dal 62% degli opinion leader un requisito irrinunciabile per rafforzare la crescita economica italiana.
Sul fronte occupazione ciò che differenzia l’Italia dalle altre principali economie europee è la struttura dell’occupazione dipendente, che risulta essere meno qualificata e più precaria. La media europea dei lavoratori non qualificati si attesta intorno al 9,9%. In Italia, invece, questo dato raggiunge il 13%, appena al di sotto del dato spagnolo (14,2%). Chiaramente più è alta questa percentuale, più saranno bassi i salari che, in linea generale, aumentano di pari passo con le qualifiche del lavoratore.
Oltre a questo, è superfluo sottolineare come le retribuzioni siano più alte se un lavoratore è impiegato in un lavoro a tempo pieno rispetto che a tempo parziale.

In Italia il tasso degli occupati part-time è del 16,6%, mentre in Germania è dell’11,4% e in Francia del 15,0%. Un dato interessante è rappresentato dalla quota di occupati part-time che però vorrebbe un lavoro a tempo pieno. In Italia, i lavoratori part-time involontari sono il 65% degli attuali lavoratori a tempo parziale, contro il 28% di quelli francesi ed il 7% di quelli tedeschi.
Anche all’interno della stessa categoria part-time emergono delle distinzioni a discapito del nostro paese. Tra i lavoratori con orario ridotto, in Italia, ben 1 su 5 è a rischio povertà. Solo Spagna, Romania e Lussemburgo presentano valori più elevati fra i paesi Ue.
Desta preoccupazione anche l’ampia portata del lavoro sommerso. Il fenomeno del lavoro nero in Italia vale circa 76 miliardi di euro, pari al 4,3% del Pil nazionale. Si tratta di una vera e propria piaga sociale che ha molti risvolti: infatti oltre 3 milioni di lavoratori non risultano avere alcuna tutela e assistenza, cosa che contribuisce alla formazione di una “working poor class” sempre più robusta e numerosa.
Le difficolta di spesa nelle famiglie: gli italiani sono in difficoltà anche rispetto ad alcune spese essenziali, come l’affitto o il mutuo: quasi un italiano su 3, infatti, pensa di rinviarne o sospenderne il pagamento nei mesi futuri.

Le famiglie individuano quindi una serie di misure da mettere in atto per cercare di mitigare l’impatto dell’inflazione. La maggioranza dei cittadini afferma di volersi impegnare a ridurre gli sprechi, mentre uno su due rinuncerà a prodotti/servizi superflui. Sono proprio i piccoli “lussi” quelli a cui è più facile rinunciare: la cena al ristorante, la maglietta nuova e il cinema il sabato sono quelle spese su cui gli italiani risparmieranno nei prossimi mesi, mentre posticiperanno gli acquisti tech e le spese per viaggi e vacanze.
Il rallentamento dei consumi avrà un forte impatto su tutta l’economia del Paese, i manager intervistati individuano il miglioramento dei salari e delle pensioni come prima azione in grado di poter sostenere gli italiani nell’affrontare gli aumenti di prezzo. Allo stesso tempo un manager su due spera che le aspettative sull’inflazione siano errate: un andamento inferiore alle previsioni favorirebbe la ripresa.
Tra i buoni propositi per i prossimi 6-12 mesi emerge in maniera netta come al centro della propria vita gli italiani decidano di porre se stessi, con i propri bisogni e le proprie esigenze, eliminando dalla quotidianità ciò che non li fa stare bene o che fa loro perdere tempo. Mettere se stessi al centro si esplicita nel fare ciò che più piace, nell’essere assertivi, nell’affermarsi rispetto agli altri, facendo valere i propri diritti senza farsi sopraffare, dicendo “no” più spesso e senza sensi di colpa.

Mettere l’io al centro significa altresì volersi più bene, curando maggiormente la propria alimentazione, accettare se stessi e il proprio corpo con tutte le sue imperfezioni, senza trascurarsi, anzi curando maggiormente il proprio aspetto esteriore.
Amore e amicizia occupano una posizione di rilievo nella nuova scala valoriale, con la consapevolezza che il tempo è prezioso e non va sprecato: se da un lato al proposito di passare più tempo con gli amici viene assegnata un’importanza crescente, emerge, netta, la necessità di selezionare le proprie relazioni.
È un’Italia che si dimostra anche molto più tollerante e laica di quanto non fosse un tempo, che porta avanti i valori della libertà e dell’autodeterminazione. Tematiche che fino a pochi anni fa erano estremamente divisive – quali l’eutanasia, il matrimonio tra persone dello stesso sesso, l’aborto, per citare le più dibattute – rappresentano oggi argomenti e diritti ormai assodati e acquisiti per la larga maggioranza del Paese, diritti rispetto ai quali si ritiene necessaria una più ferma tutela, o l’eliminazione delle difficoltà attuali rispetto ad una piena realizzazione degli stessi.

 

Il potere rassicurante del vintage. Da qualche anno, le serie tv sono diventate parte integrante della quotidianità globale, e anche gli italiani non si sono rivelati immuni al loro fascino. Una tendenza molto diffusa, anche da quando sono state riscoperte le magiche serie tv degli anni ‘80. Un fascino che contagia anche i nuovi prodotti, Stranger Things, una delle serie tv più popolari su Netflix ispirata agli anni ‘80, nei primi 28 giorni dall’uscita della quarta stagione ha raggiunto oltre 1 miliardo di ore di visualizzazione sulla piattaforma, più 200% rispetto alla seconda e terza stagione. Anche i film ritornano indietro: secondo Netflix, “Top Gun: Maverick”, la pellicola sequel del cult del 1986, ha incassato 1,4 miliardi di dollari nei primi 90 giorni dall’uscita attestandosi come il film più visto nel mondo nel 2022.

L’ossesione per il passato rivive anche nel retrogaming. Nel 2022 sono aumentate le ricerche fatte dagli utenti su negozi, prezzi e console degli anni ‘80. I videogiochi moderni sono senza dubbio più avanzati dei vecchi videogiochi, dotati di grafica realistica e con scelte multiplayer online, ma nonostante questa abbondanza tecnologica, gli appassionati di videogame si rivolgono sempre più a sistemi di gioco vecchi, rendendo i giochi retrò una delle tendenze più diffuse nel tempo libero.

La mobilità di prossimità. Gli spostamenti paioni essere ormai consolidati in un modello di mobilità dei cittadini strutturalmente addensato sul corto raggio e sul perimetro urbano e locale. Confrontando i dati sulla variazione negli spostamenti quotidiani degli italiani tra gennaio e febbraio 2022 rispetto al 2020, balza all’occhio come siano cresciuti quelli di corto raggio verso alimentari e farmacie di prossimità (+11%), zone residenziali e parchi (+7%), mentre dall’altro lato siano diminuiti quelli verso i luoghi di lavoro (-18%, in virtù dei nuovi modelli di lavoro ibridi), retail e tempo libero (-18%) e stazioni e trasporto pubblico (-28%).
La nearby mobility ha trovato terreno fertile nella sua affermazione nel 2022, anche in virtù della raffica di rincari sul settore trasporti, primo ostacolo che si è trovato di fronte chiunque avesse in mente di affrontare un viaggio o una vacanza.

Se da una parte i trasporti su strada e rotaie hanno contenuto gli aumenti dovuti al peso inflazionistico (+19% benzina, +29% gasolio, +21% trasporto ferroviario, II trim 2022/2021), dall’altra sono rincarati pesantemente i voli, soprattutto per le tratte internazionali (+80% trasporto aereo, II trim 2022/2021).

Boom del lusso nel post Covid. Passando invece alla vendita di auto considerate in crescita, spiccano le immatricolazioni di veicoli di lusso. Il numero di auto di valore alto immatricolate nel mondo nel primo semestre del 2022 è aumentato a 3.259 rispetto ai 2.814 del 2021. Ma non solo, la crescita dei ricchi, fa aumentare la vendita di natanti super lusso: infatti sono 302 il numero di nuovi super yacht venduti nel 2021 in tutto il mondo. Numero che rappresenta un incremento del 96% rispetto al 2020.
Una tendenza che si riflette anche nel mercato europeo di beni di lusso, confermando un trend già in atto nel 2019 ma che la pandemia ha contribuito ad accelerare. Infatti, nel 2022, si prevede che le vendite di beni di lusso a livello europeo aumentino rispettivamente del +50% rispetto al 2021 e del +20% rispetto al prepandemia.
Nonostante il forte aumento dell’inflazione, le strategie vincenti dei marchi di lusso non si giocano sul cartellino ma sulla capacità di rendere un prodotto un oggetto di qualità e desiderio.

Di fatto, secondo gli analisti dell’Altagamma, vi sarà un incremento del +10% di consumatori europei di brand di lusso nel 2022. I

noltre, grazie alla riapertura dei negozi e alla ripresa dei viaggi, le categorie di prodotto confermano la loro crescita. Le migliori performance sono previste per pelletteria (+11%), cosmesi (+11%) e calzature (+5%).

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