Bear: da icona del surf a brand lifestyle
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Bear Surfboards nasce con il film “Un Mercoledì Da Leoni” del 1978, un vero cult per tutti i surfisti del mondo. Il marchio è diventato un’icona del mondo del surf e, nel tempo è riuscito a tradurre i propri valori in abbigliamento e accessori che possano accompagnare la vita e le emozioni di surfisti e non surfisti.
Licensing Italia ha intervistato Federico Delunas, Partner e CEO di Bear Industries srl
L.I. Come nasce il marchio Bear? Oggi a chi si rivolge?
F.D. Bear Surfboards nasce con il film “Un Mercoledì Da Leoni” del 1978, che è diventato e rimane tuttora un vero cult per tutti i surfisti del mondo. Dal 1978 ad oggi Bear incarna i valori del surf più puro, quello dei longboard, legati cioè a uno stile di vita aspirazionale per qualsiasi generazione. Oggi in particolare il marchio parla a un target uomo e donna 25-40 anni e fa vivere l’orso del proprio logo nella fantasia anche dei più piccoli. Il marchio rimane un’icona del mondo del surf, ma nel tempo, soprattutto in Europa, è riuscito a tradurre i propri valori aspirazionali in un mondo di abbigliamento e accessori di ispirazione urbana, in grado di armonizzarsi alla vita e alle emozioni di surfisti e non surfisti.
L.I. Quale è la vostra strategia di penetrazione nei diversi mercati?
F.D La strategia che stiamo adottando prevede il rafforzamento nell’area europea e una prima esplorazione dei mercati più potenziali, in particolare Cina, Usa e Australia. A livello di prodotti, l’obiettivo è quello di utilizzare la categoria Abbigliamento e Accessori come “apri-pista”, per poi sfruttare al massimo il potenziale del marchio anche su altre categorie, come per esempio riusciamo a fare in Italia, dove il marchio ha già una storia e una riconoscibilità rilevanti. Le uniche categorie su cui siamo invece già “globali” sono quelle legate all’hardware sportivo, come le tavole da surf e da skate, che si rivolgono a un pubblico specifico, che in tutto il mondo conosce e ama da sempre il marchio Bear.
L.I. Quanto importante è il Licensing per un marchio come Bear?
F.D Bear Industries, dal momento dell’acquisizione del marchio Bear (2014), ha scelto un modello di business basato principalmente sulle licenze, centralizzando al suo interno le attività di marketing e branding e soprattutto lo sviluppo dello stile, in particolare su abbigliamento e accessori. L’obiettivo è quello di collaborare con i migliori partner per categoria/paese e di gestire “centralmente” il brand, garantendo la massima coerenza distributiva e di immagine nel mondo e in tutte le categorie produttive in cui si declina.
L.I. Per quali categorie avete già concluso accordi di licenza?
F.D. A parte le licenze mondiali di tavole da surf e da skateboard, come detto prima, la priorità è quella di sviluppare l’abbigliamento, core business del marchio. Per fare questo abbiamo deciso di legarci a partner locali, in grado di sviluppare al meglio il brand, come per esempio stiamo facendo con il gruppo Cisalfa-Intersport in Italia. La SS16 vedrà poi il debutto di Bear in Cina, con la partenza di un ambizioso percorso retail mono-marca, e il ritorno in UK e Australia. Dal 2017 è previsto l’ingresso in USA e il completamento distributivo in Europa, con particolare riferimento a Spagna e Francia. In Italia, invece, dove il marchio è più maturo, dopo un test molto positivo svolto quest’estate, partirà un progetto legato ad una birra americana a marchio Bear, prodotta in Italia da un’eccellenza del panorama dei micro-birrifici artigianali; sono in fase di gestazione progetti in altre categorie produttive.
L.I. A quali ulteriori categorie siete interessati?
F.D. Le più interessanti, perché più affini al marchio, penso siano gli occhiali, il back to school e il mondo della profumeria. Credo però fortemente che il marchio, esprimendo dei valori molto chiari e uno stile unico e riconoscibile, possa declinarsi in molte categorie produttive, a volte osando anche un po’: alzi la mano chi avrebbe mai pensato di proporre una birra a marchio Bear!
L.I. Quest’anno Bear ha partecipato per la prima volta al BLE di Londra: cosa ci può dire di questa esperienza?
F.D. Esperienza nuova e sicuramente interessante. Tanti contatti e la conferma che anche un marchio non di entertainment puro possa pensare di utilizzare il licensing come leva strategica non solo per sviluppare business, ma anche e soprattutto per amplificare i propri valori e la propria brand experience a 360 gradi.