Osservatorio sui consumi culturali degli Italiani

Nel 2022, in Italia, è aumentata la spesa per la cultura, ma sono diminuiti i consumatori: acquistano coloro che hanno la disponibilità economica per farlo

A pesare, sicuramente, l’inflazione e i rincari, che incidono pesantemente sui budget familiari, stravolgendo le priorità di spesa. Tra queste, la cultura non è fra i primi posti, anzi, risulta tra i settori che hanno subito maggiori tagli. A raccontarlo è il decimo report dell’Osservatorio longitudinale sui consumi culturali degli italiani di Impresa cultura Italia-Confcommercio, in collaborazione con SWG.

Ne emerge che per oltre un intervistato su tre (soprattutto le persone con un capitale economico e culturale più basso) i consumi culturali sono stati ridimensionati: il 39% ha ridotto la spesa, il 14% afferma di non spendere affatto per questo tipo di prodotti/servizi, solo il 17% l’ha aumentata a causa del rialzo dei prezzi o per scelta. La riduzione del numero di consumatori appare più accentuata per i servizi in abbonamento, a eccezione che per le piattaforme tv e cinema a pagamento che registrano un aumento di +13%, e più contenuta per altri servizi come abbonamenti a cinema e teatro, rispettivamente -3% e -1%.

La diminuzione dei consumatori a fronte di un aumento della spesa media è da attribuirsi sia a fattori inflattivi – si spende di più rispetto al passato per lo stesso bene/servizio – sia per un effettivo aumento di persone interessate a quei beni/servizi.

Un mix di cause che nel 2022 ha portato ad aumenti di spesa di 28,1 euro per assistere a concerti dal vivo, di +9,7 euro per partecipare a festival culturali e di +8,7 euro per visitare mostre e musei.

La proiezione dei consumi culturali degli italiani futuri rispetto all’anno scorso è in calo, con l’eccezione di riviste/fumetti e quotidiani (18%, in variazione +1%) e dei concerti dal vivo (dato stabile al 14%). Le prospettive sul primo trimestre 2023 sono in linea con quelle registrate per dicembre 2022, anche se la spesa media percepita nel mese di dicembre 2022 appare più bassa (66,2 euro).                                                                              

Le rilevazioni sullo scorso dicembre segnalano poi un progressivo allontanamento dalla fruizione digitale degli spettacoli dal vivo a favore della partecipazione in presenza: in tv si guardano meno teatro (-7%), meno opera, balletti e concerti di musica classica (-7%), mentre si assiste a un aumento della partecipazione a concerti dal vivo (+7%) e del teatro di prosa (+9%) e a una stabilizzazione dei rapporti tra consumi digitali e fisici per quanto riguarda la lettura di libri, quotidiani e riviste.

Le piattaforme web in abbonamento e in streaming (+3% su dicembre 2021) sono spinte dalle generazioni più giovani (under 34 per il 44%), restano stabili rispetto a un anno fa le quote di lettori, sia in cartaceo (ancora ampiamente prevalente con 53%) che in digitale.

La fruizione dei quotidiani resta legata in maggioranza all’utilizzo delle edizioni web gratuite (56%).

Infine, ne esce rafforzata la percezione del ruolo che le iniziative culturali giocano all’interno delle città, sia come occasioni di socialità che come volano commerciale e attrattore turistico: a condividere quest’idea sono soprattutto le persone che risiedono in comuni con oltre 100milla abitanti (64%) del Nord Italia (48%) con una buona spesa in consumi culturali.

Cresce inoltre la quota di intervistati che ritiene giusto che l’offerta culturale sia finanziata con denaro pubblico (+5% da settembre a dicembre 2022). L’erogazione di bonus (41%) e le iniziative di detraibilità fiscale (37%) sono le modalità con cui si ritiene debba essere complessivamente sostenuta la cultura.

Qui di seguito lo studio completo:

Report SWG Osservatorio Cultura Dicembre 2022

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