La content house della Generazione Alpha

Dalla sempre interessante rassegna di Letmetellit questo mese sono stati analizzati i piccoli creator della generazione Alpha. I creator di contenuti per i bambini di oggi saranno i top influencer di domani. Prendiamo Ryan Kaji, che all’età di 11 anni è riuscito, partendo dalla sua cameretta e pubblicando recensioni di giocattoli, a costruire un vero e proprio impero (con l’aiuto di mamma e papà) e diventare una star globale per una miriade di bambini.

Il suo canale vanta oltre 36 milioni di iscritti ed è un punto di riferimento per i giovanissimi spettatori in tutto il mondo.

Ma Ryan non si accontenta certo solo di Youtube. Il prossimo grande passo è il cinema – è in rampa di lancio il primo film, Ryan’s World The Movie: Titan Universe Adventure – ed il tutto senza passare da uno studio di produzione tradizionale. Per la fase promozionale, sfrutterà il quasi miliardo di iscritti presenti nel portfolio della content house Pocket Watch, lo studio che ha saputo trasformare i cartoni animati di oggi in attrazioni globali.

Il fenomeno delle content house (o collabhouse) tanto in voga per la Generazione Z, rappresenta uno shift culturale nell’industria dell’intrattenimento che non è nemmeno isolato. Lo sappiamo, sono i tempi dei brand personali, e le celebrità del cinema, dello sport o della TV non sono più le uniche a dettare le regole del gioco ma sempre più frequentemente è l’opposto. Plausibile che nemmeno i più piccoli

sfuggissero a questa logica. E si fattura tanto.

Il successo delle content house per la Gen Alpha:

  • Producono contenuti su misura e sfruttano la viralità delle piattaforme: gli algoritmi suggeriscono i video in base ai gusti di ogni singolo utente (animaletti, macchinine o principesse?) e senza soluzione di continuità; Se Mr. Beast avesse avuto 7 anni, avrebbe sfondato su YouTube Kids.
  • Operano in un mercato tecnicamente accessibile: le storie ideate per intrattenere e divertire i più piccoli non richiedono produzioni particolarmente complesse, se confrontate con altri tipi di contenuti;
  • Community: I bambini possono interagire con i loro beniamini preferiti ma anche con altri coetanei che seguono gli stessi personaggi;
  • No such thing as competition: al mondo ci sono molti più bambini che puntate di Masha e Orso. Anzi, spesso sono i big come Netflix e Disney a cercare l’outsourcing.
  • Possibilità di internazionalizzazione: gran parte dei canali di successo apre dei canali “gemelli” dove i contenuti vengono tradotti e doppiati in più lingue, consentendo l’esportazione del prodotto in più mercati (spesso i più celebri world-wide non sono nemmeno anglofoni).

E val la pena notare che l’influenza di YouTube è ai massimi storici: il Precise Advertiser Report di Giraffe Insights rivela che Mountain View domina in termini di visualizzazioni e performance nella fascia pre-scolare, con il 90% dei bambini che consumano contenuti su questa piattaforma. Per l’85%, YouTube è il principale mezzo con cui si consumano contenuti e oltre il 40% ci trascorre fino a due ore al giorno (di questa percentuale il 48% con le mamme al loro fianco).

A dominare le classifiche ci sono Cocomelon, Chu Chu TV, Bluey, Peppa Pig, Masha & Orso, Vlad & Niki e tutti quei canali che propongono canzoni animate, filastrocche e buffi animaletti che ipnotizzano i più piccoli, per non parlare degli esperti reviewer di giocattoli che fatturano quanto e forse più di quelli tech.

I tormentoni cringissimi di Cocomelon e le challenge di Me Contro Te non sono semplice intrattenimento, ma contenuti che muovono e muoveranno intere generazioni di consumatori. Per i brandstare al passo con questi trend è fondamentale. E comprendere l’impatto dei mini-influencer dell’attuale Generazione Alpha significa capire cosa vorranno i clienti di domani, dalle partnership ai product placement.

FONTE: LETMETELLIT

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